“Pronto è l’infermiera?”
“Si sono io mi dica”
È da qui che inizia una delle relazioni più importanti quanto delicate: quella tra il paziente e l’infermiera/e.
Ogni qualvolta un paziente chiama in aiuto un professionista sanitario come l’infermiere prova un senso di timore misto ad incertezza. Eh si, perché invitare un estraneo a casa propria non è mai una passeggiata, a maggior ragione se si sta affrontando una difficoltà.
Come si entra in contatto con il paziente?
Bella domanda. Non ce lo insegna nessuno, all’università si tratta tanto di relazione, ma a livello pratico lo si comprende solo sul campo, sperimentando relazioni ed instaurando rapporti di fiducia con chi ci troviamo di fronte. Credo che l’ingrediente principale debba sempre essere il rispetto reciproco. Bisogna entrare in contatto con il paziente e con i suoi familiari; ma il contatto di cui stiamo parlando deve rappresentare fiducia e professionalità allo stesso tempo. Fiducia ma non confidenza.
Rispetto ma non amicizia.
Gentilezza ma non complicità.
Tutto racchiuso in una parola che forse suona un pò fredda: professionalità.
Nel momento in cui l’infermiere riesce ad entrare a casa del proprio paziente in modo gentile ed empatico allora starà iniziando un rapporto basato sulla professionalità.
Credo sia una delle cose più complesse della nostra professione, noi che tocchiamo con mano il dolore e la pelle di chi abbiamo di fronte.
È come un ossimoro, dobbiamo toccare una cosa astratta e premurarci di farlo delicatamente.
È difficile, ma non impossibile.
Professionale, ma non freddo.
Silvia Liguori
www.infermieracodogno.it
Instagram: nursemum_
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